BMW M prende le distanze dai tratti iconici e dagli appassionati. La BMW XM è l’erede della M1?

Dopo il doppio rene stravolto anche i principi di sportività e semplicità di BMW sembrano ormai persi

BMW M prende le distanze dai tratti iconici e dagli appassionati. La BMW XM è l’erede della M1?

Dopo che il brand bavarese ha annunciato la nuova BMW XM come “La M più sportiva di tutte” siamo pronti ad aspettarci un po’ di tutto. In realtà lo eravamo già dopo l’introduzione del doppio rene verticale, apparso per la prima volta sulla nuova BMW Serie 4 e sulle nuove BMW M3 ed M4. Un tratto stilistico che ha fatto sollevare moltissime critiche tra gli appassionati del brand dell’elica che si sono visti privati del segno forse più distintivo delle BMW degli ultimi 20 o 30 anni. 

BMW, che succede? 

Un’esclamazione che un po’ ci rimanda alla vicenda di Morgan e Bugo, dove il primo ha esclamato “Che succede?” all’uscita del secondo dal palco dell’Ariston. Scherzi a parte, è davvero ironico pensare che la prima auto del nuovo millennio interamente sviluppata da BMW M (dove M starebbe per Motorsport) sia un SUV. Ricordiamo che l’ultima vettura nata nei capannoni di BMW M era la mitica BMW M1, la cui produzione è terminata nel 1981. Ecco, 40 anni dopo, i tempi sono ovviamente cambiati e il mercato automobilistico è diventato forse ciò che non ci saremmo mai aspettati. 

Con un design altamente contrastato, non coerente con altri modelli attualmente in commercio, la XM è pronta per conquistare il mercato – leggi mercato cinese – dei SUV sportivi di lusso dal 2022. Si perchè al giorno d’oggi, per chi non lo sapesse, l’attenzione di ingegneri, esperti di marketing e designer è completamente rivolta agli acquirenti del sol levante. Con numeri quasi 10 volte superiori a quelli fatti registrare in Europa, non deve sorprendere. Il “problema” è che in Cina i canoni estetici sono estremamente diversi dai nostri. C’è bisogno di cromature, forme XXL, linee di rottura, tratti futuristici e spesso quasi “barocchi”. Tutto questo può essere accostato alla nuova BMW XM, un’auto che mi sento di non apprezzare soprattutto dal punto di vista estetico, oltre che concettuale. 

Tutto questo potrebbe sembrare uno schiaffo al cuore degli appassionati del brand bavarese, per molti anni legato alle sue tradizioni e ai suoi cardini: il piacere di guida, le linee iconiche, lo stile semplice ed essenziale. Si era già capito qualcosa dal primo timido tentativo di lanciarsi nel mercato dei veicoli elettrificati nel 2013 con la BMW i3, seguita dalla i8 qualche anno dopo. Un approccio forse prematuro, non compreso dal mercato di quegli anni i cui riscontri negativi hanno poi generato dei ritardi negli ultimi anni con il boom dei veicoli elettrici. BMW si è quindi trovata costretta ad inseguire, introducendo solo recentemente le prime auto elettriche di nuova generazione: la iX3, la BMW iX e la i4. Un primo accenno di rallentamento che si è poi ripercosso negli anni successivi sull’intero ciclo di sviluppo dei nuovi modelli.

Un insieme di controsensi e di scelte che appaiono (dall’esterno) poco ponderate. Tutti si sarebbero aspettati una supercar di BMW M, come fatto anche da AMG con la AMG GT o la nuova AMG SL, eppure nulla di tutto questo è arrivato. E’ vero, con la XM ci sono dei richiami alla storica M1, come i doppi loghi dell’elica sul lunotto posteriore, ma questo non sembra bastare per offrire un prodotto che possa emulare, in grande scala, i valori di BMW (come fatto da Porsche con la Cayenne o da Lamborghini con la Urus). 

Sia chiaro, non sono contrario ai SUV sportivi. In passato ho elogiato le doti dinamiche di molti competitor a ruote alte con più di 500 CV, eppure in questo caso, mi sembra di vedere più influenza del Marketing che non un desiderio di BMW M nell’esportare i propri valori su un’auto dalla carrozzeria differente. Non c’è molto dell’heritage di BMW in questa XM, non c’è un rimando alle tradizioni stilistiche. Sarò forse troppo legato alla storia del brand bavarese da non vedere le potenzialità di questo nuovo prodotto che, in tutta onestà, sembra proprio quello che nel mondo anglosassone definiscono come “Cash Cow”, ovvero solo destinato a produrre redditività per il marchio. 

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