Ferrari 288 GTO: un’icona del passato rivista nel presente [RENDERING]

Un visionario esercizio di stile

Ferrari 288 GTO – La sportiva degli Anni Ottanta è stata reinterpretata, secondo canoni estetici più attuali, da un designer sudafricano

L’hanno desiderata in tanti prima dell’avvento dell’epocale F40, ma la Ferrari 288 GTO resta per molti “La Ferrari” della prima metà degli Anni Ottanta. Un esempio ottimizzato di tecnica, meccanica e design, quando il supporto dell’elettronica sulle auto era solo agli albori.

La 288 GTO probabilmente resta iconica ancora per il design sudafricano Matthew Parsons, autore delle bozze, tradotte poi in curate elaborazioni, di una Ferrari 288 GTO riproposta secondo i canoni stilistici attuali. L’interrogativo semplice appare logico: “Che aspetto avrebbe una Ferrari 288 GTO oggi?”, il risultato è la simbiosi di forme e particolari ricercati, che sembra far intravedere la leggendaria supercar modenese apparsa nel lontano 1984 con la sola sigla GTO, perché il numero 288 non è ufficiale ma più comunemente accostato all’acronimo della vettura, combinando la cubatura di 2.8 litri del motore con gli 8 cilindri dello stesso propulsore bi-turbo. Infatti, sul modello originario, i 400 cavalli e 496 Nm di coppia massima sono spronati da ben 2 turbocompressori a iniezione elettronica Weber-Marelli. Soluzioni che non sono passate poi così tanto di moda, dal momento che la casa modenese ha collocato nuovamente dei propulsori turbo sulle sue più recenti creazioni. Ma si può immaginare, dato che parliamo per ipotesi, che un’eventuale erede della storica 288 GTO beneficerebbe di un’architettura propulsiva ibrida simile a quella de LaFerrari, piuttosto che disporre unicamente dello stesso cuore di una 488 GTO. Sarebbe pur sempre una serie limitata come la lontana GTO (realizzata in sole 272 unità). Ma stiamo sempre sognando.

Osservando il lavoro firmato da Matthew Parson, si intuisce una equilibrata simbiosi tra passato e presente già partendo dal frontale. Bassa, schiacciata, tendente verso l’asfalto è costellata di sfoghi, la zona anteriore recupera molte delle caratteristiche della storica GTO, compresa la posizione bassa dei fari, che in questo caso hanno una forma piuttosto elaborata e distintiva, associata alla ricercato legame tra il frontale spiovente nonché incavato e lo splitter pronunciato che si estende in avanti, affiancato da altri elementi aerodinamici. Come la GTO classica, la visione complessiva è piuttosto squadrata, ma ogni spigolo è arrotondato creando un equilibrio di forme. Questo è arricchito poi da una serie di finezze stilistiche e particolari iconici, come le tre fenditure affiancate in prossimità dei passaruota posteriori. In quest’area nuovi accenni alla storica GTO sono visibili considerando soprattutto il sinuoso e massiccio spoiler posteriore, mentre altre soluzioni scostando l’attenzione sui gruppi ottici, piuttosto che sulla base o nella zona del lunotto, suggeriscono una certa parentela con la speciale J50 o l’attuale 812 Superfast di Maranello.

Rendering: Matthew Parsons

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